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Kapemort Unconventional Wine
Via Stazione, 14
83030 Montefalcione (Avellino) Italy

“L’etichetta Kapemort Unconventional Wine è legata alla tradizione esoterica di Napoli: una città tra mistero, alchimia e leggenda. Sei mai stato a Napoli? Se lo farai capirai cosa intendo.”

Mi riferisco alla Napoli “Esoterica” ed al cimitero delle fontanelle.

Il Cimitero delle Fontanelle si trova nel cuore del Rione Sanità, tra via Foria e la collina di Capodimonte, ed è uno dei luoghi più suggestivi di Napoli. Fu chiamato così per la presenza in tempi remoti di fonti d’acqua, il cimitero accoglie oltre 40.000 resti di persone, vittime della grande peste del 1656 e del colera del 1836.

Verso la metà del 1600 la città di Napoli fu decimata dalla peste, un flagello che nemmeno le tante preghiere rivolte a San Gennaro riuscirono a tenere lontano da Napoli. Dopo circa due secoli fu invece il colera a provocare altre vittime. I morti erano tantissimi e per contenerli tutti l’unico posto era questa immensa grotta di tufo dove, nel corso degli anni vennero accatastati ossa e teschi dei napoletani.

Ma il vero significato del Cimitero delle Fontanelle di Napoli va ricercato nel rapporto che i napoletani hanno con l’Aldilà.

Esiste una spontanea e significativa devozione popolare per questi defunti, nei quali i fedeli identificano le anime purganti bisognose di cura ed attenzione.
Nel cimitero, infatti, si svolgeva un particolare rito, delle “anime pezzentelle”, secondo cui veniva adottata una delle “capuzzelle” alla quale corrispondeva un’anima del purgatorio.

Queste ossa irriconoscibili, le cosiddette anime pezzentelle, rappresentavano per la gente le anime abbandonate, un mezzo di comunicazione tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi.

Spesso i napoletani, adottavano un teschio particolare che “si faceva scegliere” secondo una serie di segnali; da questo punto in poi il cranio diventava un membro della famiglia, dandogli addirittura un nome per renderlo riconoscibile in mezzo a migliaia di altri teschi uguali tra loro, pregando e implorando grazie come si può pregare un Santo.

Questo santo personale veniva spesso posto dentro una teca: se colui che sceglieva il teschio se lo poteva permettere, la teca era in marmo, altrimenti bastava anche una scatola di latta (quella dei biscotti per intenderci). E a queste anime pezzentelle – si chiedeva di tutto, da far trovare una moglie al figlio, a far ritornare un amore perduto, a far guarire un malato, fare una bella quaterna o vincere una lotteria.

Tantissime leggende ruotano attorno a questo luogo, tra leggenda e realtà, tra sacralità e superstizione.

Oggi, dopo che nel 1969 l’arcivescovo di Napoli ne ordinò la chiusura preoccupato per il culto delle anime pezzentelle, il Cimitero delle Fontanelle è aperto al pubblico.

La riapertura è avvenuta nel 2010.

Ma veniamo al legame tra il teschio ed il vino.

Se il vino è buono e lo si apprezza, in napoletano si dice che questo “Fa ‘int’a cap’ ‘e morte”, modo di dire che si applica anche a chi beve con piacere.

Qual è l’origine del detto, tuttora abbastanza diffuso nella linua napoletana? Il riferimento al teschio, con ogni probabilità, deriva dalla leggenda di re Alboino.

Il re dei Longobardi Alboino, nel racconto, costringe la moglie Rosmunda a bere del vino nel cranio paterno. Un’immagine forte che deve aver condizionato la parlata cittadina.

E allora il teschio simbolo da sempre amato ed utilizzato anche nell’arte e nella moda diventa icona del buon vino.

Di un vino capace di sconfiggere la cattiva sorte!

Le nostre icone sono colorate e si ispirano ai teschi messicani, dove, secondo la tradizione, sono coloratissimi ed allegri e piuttosto che evocare tristezza, scacciano il male ed esorcizzano la morte.